Quattro domande a… Carla Coco

Il primo viaggio
Istanbul, luglio 1976, avevo 19 anni e studiavo turco. Arrivai dopo due giorni di treno, da Venezia, percorrendo la stessa strada che da secoli collegava l’Europa e l’oriente - ma allora neanche lo sapevo. Andai ad abitare a Taksim, in un quartiere che una volta era stato dei veneziani, dei genovesi, e di tutte le altre minoranze europee, c’era ancora un’aria da fine Impero che si andava dissolvendo, scampoli di un mondo incredibile con greci e armeni che parlavano come se niente fosse 5 o 6 lingue e poi i turchi che li avevano rimpiazzati quando queste minoranze erano fuggite. Quel viaggio ha cambiato il mio immaginario e il mio modo di vivere.

Il viaggio più avvincente
Le Isole Lofoten, oltre il circolo polare artico, utilizzando come guida una relazione di viaggio scritta cinque secoli prima da un capitano veneziano che era finito in quelle terre sperdute facendovi naufragio e …scoprendo il baccalà. Lì ho capito l’essenzialità di un ambiente, di uno stile di vita, di un mondo senza sovrapposizioni. L’opposto del mio mondo siciliano: barocco, mediterraneo, teatrale, meticcio.

La città o il luogo preferiti
Non ho solo un luogo preferito. Ne ho molti e fanno tutti parte di me. Venezia che ancora riesce a stupirmi come la prima volta, la Sicilia con i suoi paesaggi brulli, certi scorci di Istanbul o di Budapest dove ho vissuto abbastanza a lungo da sentirmi a casa mia. E poi appartengo a quel genere di persone che dovunque vanno e stanno bene …pensano di stabilirvisi.

Il libro preferito
Orhan Pamuk, Il mio nome è rosso.