Quattro domande a… Mario Maffi
Il primo viaggio
Difficile dire quale sia stato il primo-primo. Certo, tra quelli più significativi fatti da adolescente, forse quello a Londra, intorno ai quindici anni, inizio di un lungo rapporto d’amore con quella città; o forse, sempre intorno a quegli anni, in Germania, da cui scaturirono anche le prime “impressioni di viaggio”, scritte e pubblicate subito dopo su un giornaletto delle cooperative svizzere…
Il viaggio più avvincente
Senza dubbio, i due viaggi solitari in automobile lungo il fiume Mississippi, nell’agosto-settembre 2000 e 2001, un mese ciascuno attraverso scenari in continuo cambiamento, sulla Great River Road, una lunga collana di strade e stradine secondarie che costeggia il fiume sulle due rive. Ma anche, nel luglio 1967, il viaggio in autostop dal confine franco-italiano (St. Jean de Maurienne) a Londra.
La città o il luogo preferiti
Londra, New York, Parigi, tanti luoghi di montagna, alcuni luoghi di mare, il Galles e la Scozia… tanti altri.
Il libro preferito
Come rispondere? In assoluto? I Buddenbrook di Thomas Mann? Berlin Alexanderplatz di Alfred Döblin? Le avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain? Furore di John Steinbeck? U.S.A. di John Dos Passos? Martin Eden di Jack London? I quarantanove racconti di Ernest Hemingway? Germinal di Emile Zola? I racconti della beccaccia di Guy de Maupassant? I racconti di Odessa di Isaac Babel? Madre Coraggio di Bertolt Brecht? La storia di Elsa Morante? I Manoscritti economico-filosofici del 1844 di Karl Marx? L’AntiDühring di Friedrich Engels? Tanti, tanti altri… Oppure nello specifico dei libri di viaggio? Old Glory di Jonathan Raban? Danubio di Claudio Magris? Chatwin? Theroux? O forse, meglio ancora, un libro del tutto speciale, che va ben al di là di queste categorie: Friedrich Engels, Viandante e soldato della rivoluzione, curato da mio padre per La Nuova Italia nel 1972.