Clara Marchese



Al n°12 di via del Proconsolo mi attende una sorpresa : il Museo di Storia Naturale , di cui molti ignorano l’esistenza.

Sono accolta dalla dott.ssa Roselli, curatrice della Sezione Antropologia ed Etnologia.
Le comunico il mio grande interesse per il Tibet, in cui ho soggiornato alcuni anni fa, un viaggio che mi ha creato una grande emozione e la voglia di approfondire  la conoscenza di un  Paese che, per secoli, è stato chiuso, misterioso, impenetrabile.
La curatrice condivide questa mia passione e me lo dimostra guidandomi alla prima sala al piano terra del museo.La sala è di particolare interesse per me perché ospita oggetti della cultura tibetana ma non è ancora aperta al pubblico. Molti di questi oggetti sono legati alla vita quotidiana ,alle tradizioni religiose del popolo tibetano, come i tangka. In una vetrina domina un oggetto rituale, il rus-rgyan , un grembiule composto di frammenti di ossa di personaggi santi, di cui l’officiante si adorna in riti particolari a carattere esorcistico.
Alla conoscenza antropologica ed etnologica del Tibet hanno dato, nel corso dei secoli, un ricco contributo religiosi,mercanti,esploratori e studiosi italiani da Marco Polo al frate francescano Odorico da Pordenone (primo europeo a penetrare a Lhasa nel 1314). Passando al ‘900 il medico e fisiologo Filippo De Filippi (1913-14), Giuseppe Tucci nel 1935-1948 e il grande  antropologo, orientalista, viaggiatore Fosco Maraini.
Proprio attraverso le narrazioni di viaggio di Fosco Maraini ho imparato ad amare il Tibet fin dall’adolescenza, subendo il fascino della sua visione del mondo. Lo stesso fascino che la dott.ssa Roselli mi comunica di provare.
Meravigliandomi  di non trovare testimonianze dei viaggi in Tibet di Maraini, la curatrice mi conduce alla sala 5 in cui il grande studioso della cultura asiatica è
presente. Con gli oggetti che ha donato al museo. In questa sala infatti sono raccolte  le collezioni legate alla cultura del popolo Ainu  dell’isola giapponese di Hokkaido.
La collezione esposta, mi spiega la mia  guida, fu realizzata dal 1938, anno del suo arrivo in Giappone,nascosta durante la guerra e donata al Museo nel 1958.La ricca biblioteca e le foto degli Ainu furono invece acquistate dal Museo negli anni ‘90.
La dott.ssa Roselli mi racconta  commossa  il primo incontro con Fosco Maraini nella villa di Poggio Imperiale, per chiedere  suggerimenti in merito alla catalogazione dei testi acquisiti dal Museo. Una persona di servizio la fece accomodare , nella stanza notò  delle bellissime panche tibetane ed ecco che appare lui, un uomo che mostra un fascino dirompente, con tratti somatici orientali, una personalità magnetica. La fa accomodare nella sua biblioteca ,in un divanetto e lì per tutto il pomeriggio racconta i particolari della sua vita, le foto di viaggio; un incontro che rimarrà sempre nel suo cuore.

Al n°12 di via del Proconsolo mi attende una sorpresa : il Museo di Storia Naturale , di cui molti ignorano l’esistenza.Sono accolta dalla dott.ssa Roselli, curatrice della Sezione Antropologia ed Etnologia.Le comunico il mio grande interesse per il Tibet, in cui ho soggiornato alcuni anni fa, un viaggio che mi ha creato una grande emozione e la voglia di approfondire  la conoscenza di un  Paese che, per secoli, è stato chiuso, misterioso, impenetrabile.
La curatrice condivide questa mia passione e me lo dimostra guidandomi alla prima sala al piano terra del museo.La sala è di particolare interesse per me perché ospita oggetti della cultura tibetana ma non è ancora aperta al pubblico. Molti di questi oggetti sono legati alla vita quotidiana ,alle tradizioni religiose del popolo tibetano, come i tangka. In una vetrina domina un oggetto rituale, il rus-rgyan , un grembiule composto di frammenti di ossa di personaggi santi, di cui l’officiante si adorna in riti particolari a carattere esorcistico.
Alla conoscenza antropologica ed etnologica del Tibet hanno dato, nel corso dei secoli, un ricco contributo religiosi,mercanti,esploratori e studiosi italiani da Marco Polo al frate francescano Odorico da Pordenone (primo europeo a penetrare a Lhasa nel 1314). Passando al ‘900 il medico e fisiologo Filippo De Filippi (1913-14), Giuseppe Tucci nel 1935-1948 e il grande  antropologo, orientalista, viaggiatore Fosco Maraini.
Proprio attraverso le narrazioni di viaggio di Fosco Maraini ho imparato ad amare il Tibet fin dall’adolescenza, subendo il fascino della sua visione del mondo. Lo stesso fascino che la dott.ssa Roselli mi comunica di provare.
Meravigliandomi  di non trovare testimonianze dei viaggi in Tibet di Maraini, la curatrice mi conduce alla sala 5 in cui il grande studioso della cultura asiatica èpresente. Con gli oggetti che ha donato al museo. In questa sala infatti sono raccolte  le collezioni legate alla cultura del popolo Ainu  dell’isola giapponese di Hokkaido.
La collezione esposta, mi spiega la mia  guida, fu realizzata dal 1938, anno del suo arrivo in Giappone,nascosta durante la guerra e donata al Museo nel 1958.La ricca biblioteca e le foto degli Ainu furono invece acquistate dal Museo negli anni ‘90.
La dott.ssa Roselli mi racconta  commossa  il primo incontro con Fosco Maraini nella villa di Poggio Imperiale, per chiedere  suggerimenti in merito alla catalogazione dei testi acquisiti dal Museo. Una persona di servizio la fece accomodare , nella stanza notò  delle bellissime panche tibetane ed ecco che appare lui, un uomo che mostra un fascino dirompente, con tratti somatici orientali, una personalità magnetica. La fa accomodare nella sua biblioteca ,in un divanetto e lì per tutto il pomeriggio racconta i particolari della sua vita, le foto di viaggio; un incontro che rimarrà sempre nel suo cuore.

Clara Marchese

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In collaborazione con Life Beyond Tourism® Photoblog